Almanacco Internazionale - featured translators #1

Undercover in eco: tre poesie di Maartje Smits


Introduzione e traduzioni a cura di Marco Prandoni, 
professore di lingua e letteratura neerlandese presso l'Università di Bologna


Curiosa è la dedica con cui si apre la raccolta poetica di Maartje Smits (Soest, Paesi Bassi, 1986) "come ho inziato un bosco nel mio bagno" (hoe ik een bos begon in mijn badkamer, 2017): non a persone, ma “agli ecodotti che ho attraversato di nascosto”. Sono passaggi pensati per consentire agli animali di superare le barriere imposte da strade e ferrovie che frammentano i loro habitat e ne mettono a repentaglio la vita. Fin da subito viene introdotta una delle tematiche riccorrenti dell’opera: l’attraversamento di confini, materiali-fisici e mentali-culturali. Non è solo l’io lirico sulla carta a effettuare queste trasgressioni. In una performance video registrata nel 2016 a Den Dolder, nella provincia di Utrecht, assistiamo alla corsa di Maartje Smits, un corpo in corsa, con il seguente testo in sovrimpressione:

 

ik (mens) (vrouw) (dertig jaar)

stak illegaal een ecoduct over

 

io (essere umano) (donna) (trent’anni)

ho attraversato illegalmente un ecodotto

 

Posizionata e situata nella sua esperienza di umana trentenne di sesso femminile, la performer-poeta prende la via che gli umani con le loro preoccupazioni ambientaliste hanno concesso agli altri animali. Lo fa illegalmente, perché spesso questi ecodotti, come le aree naturali protette, non sono accessibili agli umani, o solo in certi orari e a certe condizioni, per fini ricreativi. Dura è la critica ai tentativi, pur ispirati a una sensibilità ambientalista, di proteggere la natura legiferando su di essa, con sempre nuove definizioni che tracciano limiti e confini tra cultura e natura (selvaggia) e così facendo riaffermano discutibili gerarchie, su discutibili presupposti.

Quale sia l’atteggiamento per contro della poeta illegale e undercover rispetto all’ambientalismo in voga in modo ancor più esplicito nel testo "rompere un’area di riposo" (een rustgebied breken). L’irruzione compiuta in quest’area protetta è piratesca: è un’incursione compiuta per sfuggire ai rituali della domenica ed entrare in una dimensione altra, sulla strada percorsa dagli animali, mentre i fari delle automobili ricordano la presenza costante della tecnologia umana interconnessa in modo irreversibile a tutti gli spazi dei Paesi Bassi. È un’interconnessione (come la “rete”, mesh di cui parla Timothy Morton) a cui, volenti e nolenti, oggi non è più possibile sottrarsi.

Nella poesia che dà il titolo alla raccolta, il soggetto dà conto della propria confusione: come acquirente, sedotta dalle strategie del marketing ecosostenibile, come essere umano “senza giardino”, come ambientalista occidentale, che un inserviente surinamese ammonisce a non sottovalutare il potere della natura. La crisi è anche esistenziale, e sfocia in aperta nevrosi. La disperazione è però condivisa, nel sentire dell’io, dalle felci che ha acquistato le quali, lungi dall’assorbire lo stress (secondo lo slogan promozionale), acuiscono la crisi del soggetto che è spinto a una radicale autocritica: «come avevo potuto mai osare / distinguermi dalle piante». Nella seconda parte della poesia assistiamo a processi testuali di antropomorfizzazione delle piante e di ecomorfismo dell’umano: le radici penetrano pensieri compulsivi. È un tentativo, grazie alle risorse metaforiche del linguaggio poetico, di esplorare la frattura comunque abissale tra soggettività umana e il mondo oltre l’umano.

Non stupisce che nella raccolta gli animali compaiano anche in poesie (post)apocalittiche. Gli animali sono infatti spesso presenti in quest’immaginario, dal testo fondante dell’Apocalisse alla letteratura e al cinema modernisti, fino alla fantascienza, purtoppo sempre più realistica, contemporanea. Davvero notevole il contributo dato da Smits a quest’immaginario nella poesia "the last human" (de laatste mens). L’essere umano ha perso la sua presunta centralità planetaria, è sull’orlo dell’estinzione in un’apocalissi che è tale solo per la sua specie, non per il resto del mondo naturale. A differenza di Oryx and Crake di Margaret Atwood (2003), in Smits non c’è traccia di un “poi” post-apocalittico. Si limita a un’istantanea di un momento appena precedente la fine della parabola dell’umano: idealmente iniziata con l’australopiteca Lucy e, dopo milioni di “ominescenza”, per dirla con Michel Serres, arrivata al termine con questa donna, al cospetto di scimpanzé indifferenti.



da hoe ik een bos begon in mijn slaapkamer (2017)


een rustgebied breken


stiekem enteren mijn vader en ik

een rustgebied

 

het hek is ontspannen en te laag

voor mensen met mountainbikes

 

thuis durven we niet

stil te zitten

dus wagen we de oversteek vast

besluiten aan deze zondag

te ontsnappen

 

in het stiltegebied steken snelweglichten

onder ons rauzen mensen naar huis

wegaanduidingen in een rijtje ontwortelde bomen

 

mijn vader en ik nemen de weg voor dieren

onze banden verdwijnen in het mulle zand

volgens een scherm op mijn stuur bewegen we

buiten de kaart en we moeten zo

aan tafel

aan de andere kant



da Some Changes (1971)



rompere un’area di riposo


di nascosto mio padre e io abbordiamo

un’area di riposo

 

la recinzione è rilassata e troppo bassa

per persone in mountain bike

 

a casa non osiamo

stare zitti

quindi ci lanciamo alla traversata

decidiamo di sfuggire

a questa domenica

 

nell’area di silenzio luci dell’autrostrada tagliano

sotto di noi la gente si precipita a casa

segnalazioni stradali in una fila di alberi sradicati

 

mio padre e io prendiamo la strada per gli animali

le nostre tracce scompaiono nella sabbia polverosa

secondo lo schermo sul mio manubrio ci muoviamo

fuori dalla carta e fra poco dobbiamo

sederci a tavola

dall’altra parte







hoe ik een bos begon in mijn BADkamer


verleid door handzame varens in de supermarkt

tuinloze wezens zoals ik amper dorst maar

IKRA GROEN IS GOED

en kamerplanten zuigen stress

 

de varen bleek geen varen

een vrouw keek vrij en schoon van verpakking

ze ademde Luchtzuiverende Plantenmix®

getest door NASA en TNO

 

thuis hoorde ik

 

bomen praten ondergronds

over het weer

veranderde klimaat ze ruilen

schimmels met superpowers

storten kalmerende mineralen

op een huishoudrekening

 

één boom bestaat amper

één varen mag geen varen heten

ik kocht een tweede

een derde

ik kocht het hele laatste treetje

mix

 

tot de vulploegmedewerker mij vermaande

in Suriname moet je vechten tegen de natuur

anders neemt ze alles over

eerst tuin dan je huis je

bed je douchegordijn

 

maar bossen groeien tegenwoordig binnen

de lijntjes statische paddenstoelen langs de weg

is overwoekeren in Nederland nog wel een woord

 

hoe had ik me ooit van planten

durven onderscheiden

waar begon de mix en ik

 

zag mijn nauwelijksvarens vereenzamen

op de vensterbank

naast elkaar in kunststof aardewerk

waar alles op afketst

wortels die dwanggedachten ingroeien

 

mijn plantenmix huilde onder de douche

waar ik hun weke onderlijven ontpotte en begroef

in de uitgeknipte aarde

 

daarna droeg ik het overige

kamergroen naar boven


come ho iniziato un bosco nel mio bagno


sedotta da comode felci al supermercato

esseri senza giardino come me a malapena sete ma

IKEA GREEN IS GOOD

e le piante da interno assorbono lo stress

 

le felci alla fine non erano felci

una donna dallo sguardo libero e pulito sulla confezione

respirava Piante Mix® per purificare l’aria

testato dalla NASA

 

a casa ho sentito

 

alberi parlare sottoterra

del clima

cambiato di nuovo scambiano

muffe con superpoteri

versano minerali calmanti

sul conto della casa

 

un albero solo esiste a malapena

una felce sola non merita il nome di felce

ne ho comprata una seconda

una terza

ho comprato tutto intero l’ultimo

mix di alberi

 

finché l’assistente mi ha ammonito

in Suriname devi combattere contro la natura

altrimenti ti prende tutto

prima il giardino poi la casa il

letto la tendina della doccia

 

ma al giorno d’oggi i boschi crescono dentro i bordi

funghi statici lungo la strada

infestare è ancora una parola in Olanda?

 

come avevo potuto mai osare

distinguermi dalle piante

dove è iniziato il mix e io

ho visto le mie a-malapena-felci isolarsi

sul balcone

l’una accanto all’altra in ceramica sintetica

su cui tutto rimbalza

radici che penetrano

pensieri compulsivi

 

il mio mix di piante ha pianto sotto la doccia

dove travasavo i loro molli corpi

e seppellivo

nella terra

 

quindi ho portato su il verde

da interno rimanente


de laatste mens


nu de arena opdroogt

nu een koufront over de tribunes klettert

nu schoothondjes gonzen

 

en wraakzuchtig loenzen naar

de laatste mens

een volwassen exemplaar

zij pronkt

haar melkklieren waar generaties in zijn verschrompeld

 

zelfs chimpansees hebben lang geleden

hun interesse verloren

 

dit is toch geen plek om uit te sterven

de laatste mens tekent hokjes in het zand

om zich thuis te voelen

ze kent alle namen van dieren en andere

begrippen die in onbruik zijn geraakt


the last human


ora che l’arena si dissecca

ora che un fronte di freddo picchia sulle tribune

ora che i cani da salotto sibilano

 

e vendicativi guardano storto l’ultimo

umano

un esemplare adulto

lei svetta

le sue ghiandole mammarie in cui generazioni si sono avvizzite

 

persino scimpanzé già tempo fa hanno

perso l’interesse

 

ma questo non è un posto in cui estinguersi

l’ultima umana disegna riquadri sulla sabbia

per sentirsi a casa

lei conosce tutti i nomi di animali e di altri

concetti caduti in disuso



Hoe ik een bos begon in mijn badkamer

Een rustgebied breken

De laatste mens

From: Hoe ik een bos begon in mijn badkamer copyright Maartje Smits and De Harmonie Publishers, Amsterdam 2017. All rights reserved.

www.deharmonie.nl